Nedo Logli, chi l’era?

 

Dopo la pubblicazione di "Pane, tollini e fantasia" su Em bycicleta, zio Athos ha inviato un commento fin troppo benevolo nel quale si domandava simpaticamente: "Nedo Logli, chi l’era?"

Questa domanda ne ha fatto nascere in me un’altra: Perché non parlare un po’ di Nedo Logli?

Intanto, inizierei chiedendo scherzosamente a zio Athos: "Ma come? Non ti ricordi di quel corridore con la maglia blu e arancio dell’Arbos che nel 1949 vinse il circuito degli assi nella tua Lodi? Quel corridore era Nedo Logli."

In una delle fotografie più famose della storia del ciclismo, quella che immortala Bartali vincitore sul traguardo di via Roma nel 1950, l’omino chino sul manubrio nell’impossibile tentativo di rimontare Ginettaccio è proprio lui, Nedo Logli. Alle sue spalle si intravede la sagoma imponente di Rik Van Steembergen, il re degli spinter, incredibilmente "saltato"ai duecentocinquanta metri, in centro si riconosce la pelata di Fiorenzo Magni, ancora impegnato per ottenere un piazzamento, mentre, sulla destra della strada, rialzato, il velocista della Bianchi Oreste Conte è rassegnato alla terza piazza.

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Logli è nato a Prato nel 1923. Il nome "Nedo" è abbastanza inusuale; mi pare di ricordarne solamente altri due, entrambi toscani: Nedo Sonetti da Piombino, noto più come allenatore che per la sua carriera di calciatore, e Nedo Nadi da Livorno, secondo alcuni il più grande schermitore di tutti i tempi.

Logli è stato un buon ciclista. Piccolo di statura, carnagione olivastra, era un passista veloce che sapeva, all’occasione, difendersi anche in salita. Faceva parte di quel gruppo di corridori pratesi che erano passati al professionismo durante la guerra o subito dopo e tentavano di emulare Aldo Bini, altro pratese classe 1915, che era famoso per il suo talento e la sua bizzarria. Del gruppo, oltre a Logli, facevano parte Fiorenzo Magni, anche se poi sarebbe diventato monzese di adozione, Giulio Bresci, i fratelli Sergio e Luciano Maggini nonché un siciliano trapiantato stabilmente a Prato dal 1940, Giovannino Corrieri.

A vent’anni, nel 1943, Nedo Logli, ancora dilettante, vinse il Giro dell’Emilia, corsa promiscua con i professionisti come imponevano le difficoltà derivanti dalla guerra.

Nel 1946 staccò la licenza da "indipendente" e trovò un ingaggio alla Welter, vinse la Coppa Placci, valida come prova unica per l’assegnazione della maglia tricolore della categoria, e poi si impose nella sua Prato nella prima edizione del Gran Premio Industria e Commercio.

L’anno dopo, sempre in maglia Welter, si improvvisò anche pistard e giunse secondo nel campionato italiano di mezzofondo dietro motori.

Poi passò per due stagioni all’Arbos. Nel 1948 vinse la tappa Bari-Napoli del Giro d’Italia, davanti al suo conterraneo Fiorenzo Magni, e fu dodicesimo nella classifica finale.

Il 1949 fu la sua migliore stagione. Vinse la Tre Valli Varesine e il già citato Circuito di Lodi, fu secondo alla Bernocchi, nono nella classifica finale del Giro e terzo nel Giro di Lombardia dietro Coppi e Kubler. Nella "Desgrange-Colombo", la famosa classifica internazionale a punti che premiava il miglior ciclista della stagione, stravinta da Fausto Coppi, risultò addirittura quarto.

Gli ottimi risultati ottenuti nel 1949 indussero i responsabili della Ganna ad offrirgli un buon contratto per il 1950. La casa varesina, che era tornata alle corse nel 1949 portando alle gare italiane un gruppo di corridori stranieri, intendeva formare una squadra di buon livello da schierare in tutte le maggiori corse. Tra gli altri furono ingaggiati anche Aldo Bini ed il giovane e promettente Donato Zampini di Saronno. Se Zampini poteva costituire una incognita per l’inesperienza, Aldo Bini, il "duca di Montemurlo", aveva ormai trentacinque anni ed un talento pari alla sregolatezza. Nedo Logli si trovò così ad essere l’uomo di punta della formazione biancoblù.

Il piccolo corridore pratese sembrò dare subito ragione alle scelte dei suoi nuovi dirigenti, infatti alla Milano-Sanremo sfiorò quel successo che avrebbe coronato tutta una carriera. Giunse secondo, alle spalle di un incredibile Bartali trasformatosi, per l’occasione, in uno sprinter irresistibile.

Il resto della stagione di Logli, malgrado un quarto posto nel campionato italiano, non fu però esaltante e, nel 1951, con l’arrivo alla Ganna di Fiorenzo Magni, dovette rassegnarsi al ruolo di gregario, trovando comunque il modo di ottenere un brillante quinto posto nella Freccia Vallone.

Nel 1952 tornò alla Welter e, con la maglia bianco viola della squadra del commendator Tagliabue, vinse una tappa e la cronosquadre al Giro dell’Argentina.

Di Nedo Logli conservo un simpatico ricordo personale. Era il 18 marzo 1953, la vigilia della Milano-Sanremo. Come molti altri ragazzi ero andato alla punzonatura munito di block notes e biro a caccia di autografi. Da casa a via Galilei a piedi, di corsa: viale Abruzzi, piazzale Bacone, piazza Lima, Via Vitruvio, via Vittor Pisani, via Galilei.

Verso sera, terminate le operazioni di punzonatura, stavo tornando a casa facendo i conti di ciò che aveva fruttato la mia caccia, quando vidi, sull’ampio marciapiede di via Vittor Pisani, un corridore che portava la sua bicicletta a mano mentre parlava con un’altra persona. Sul telaio era applicato il numero 232. Consultai il ritaglio di "Gazzetta" che riportava l’elenco degli iscritti e lessi: "Non accasati – 232. Logli Nedo". Il fatto che Logli, quell’anno, non avesse trovato un ingaggio mi meravigliò. Mi avvicinai e, senza dire nulla, gli tesi notes e biro. Logli li prese, si sedette sulla canna della bicicletta e mi disse: " Se te tu voi ‘n autografo te lo fò ma ‘un sarai tanto grullo da pensare ch’io domani vinca la Sanremo?"

Impiegai un attimo prima di rispondere, per realizzare il significato di quelle parole pronunciate con quell’accento che mi risultava un po’ ostico, e poi: " Se è arrivato secondo dietro Bartali nel ’50 perché non può arrivare primo domani?"

Logli fece l’autografo, mi riconsegnò notes e biro e poi sorrise arruffandomi i capelli.

Era ormai tardi e tornai a casa, a piedi, di corsa: via Vittor Pisani, via Vitruvio, piazza Lima, piazzale Bacone, viale Abruzzi.

Quella "Sanremo" fu vinta da Loretto Petrucci, primo in via Roma per il secondo anno consecutivo, e fu l’ultima vinta da un italiano prima di un digiuno che durò diciassette anni.

Nedo Logli si classificò trentacinquesimo e, credo, quella fu l’ultima corsa della sua carriera a soli trent’anni non ancora compiuti.

 

16 gennaio 2007