L’ultimo volo dell’Airone

 

Esattamente mezzo secolo fa, di questi tempi, Fausto Coppi stava preparando quella che sarebbe stata la sua ultima stagione. La maglia era quella bianca bordata di verde della Tricofilina-Coppi. Il grande Fausto andava verso i quaranta e la sua attività sarebbe stata forzatamente limitata: niente Giro, niente Tour, niente gare molto impegnative se non – chissà perché - una "Roubaix", e una Vuelta con ritiro, corsa più per ammaestrare il suo compagno di squadra Federico Martin Bahamontes che, forse proprio dai consigli del Campionissimo, sarebbe riuscito a trovare la strada giusta per vincere il suo Tour.

Il 1959 non avrebbe dovuto essere l’ultima stagione del Coppi corridore, infatti, grazie alle insistenze di Bartali e della San Pellegrino, Fausto si sarebbe fatto convincere a fare da chioccia, in maglia arancio, nel 1960 al talentuoso Romeo Venturelli. Il maledetto viaggio turistico-sportivo in Africa avrebbe poi mandato all’aria tutti i progetti dei due ex grandi rivali.

Sul "Corriere" del 3 gennaio 1960, Orio Vergani scrisse un articolo dal titolo "Il grande Airone ha chiuso le ali". L’immagine era bellissima e toccò i sentimenti di tutti coloro che amavano il ciclismo e di quelli che semplicemente erano rimasti colpiti dalla morte improvvisa di un atleta ormai vecchio ma ancora giovane come uomo.

In realtà le ali del grande Airone da tempo non avevano più la forza di fargli spiccare quei fantastici voli ai quali tutti gli sportivi erano stati abituati. Il Campionissimo, infatti, dal 1956 in poi non era più riuscito a compiere imprese eclatanti, complici l’età, i problemi personali e qualche caduta, triste compagna ricorrente della sua vita.

L’ultimo illusorio bagliore fu il "Lombardia" del 1956, quello della fuga con Ronchini, del gesto dell’ombrello, dell’ira di Magni e della beffa in volata di Dedè Darrigade. Ma non fu un volo dell’Airone. E poi, anche senza l’ira di Magni, che fino al momento del gesto della Dama Bianca era parso accondiscendere alla fuga di Fausto e Ronchini, siamo sicuri che in una volata a due il giovane e ambizioso Diego da Imola, appena passato professionista, avrebbe perso? Appena una settimana prima Diego Ronchini, proprio sul parquet del Vigorelli, si era imposto da dominatore nella finale del Trofeo Pirelli per dilettanti.

L’ultima vittoria importante di Fausto fu il Trofeo Baracchi del 1957 in coppia con Ercole Baldini. Ma fu una vittoria che gli lasciò l’amaro in bocca perché il vecchio campione fu letteralmente trascinato sino al Vigorelli dal giovane potentissimo romagnolo.

Ma, allora, quale fu realmente l’ultimo volo dell’Airone? Una risposta precisa c’è: la data è il 18 settembre 1955 e la corsa è il Giro dell’Appennino. Dopo due mesi Fausto avrebbe compiuto trentasei anni.

Il Giro dell’Appennino del 1955 era la penultima prova del campionato italiano. La gara fu molto movimentata dall’inizio con fughe di Seghezzi, Fornasiero, Fabbri, Pettinati, Petrei, Barozzi, Michelon e dei due amiconi torinesi Conterno e Defilippis. La corsa si decise sulla Bocchetta. All’inizio della classica salita il piccolo Zampieri, soprannominato "Bomba" per le sue dimensioni fisiche e non per l’uso improprio di stimolanti, precedeva di una manciata di secondi Nino Defilippis, Agostino Coletto e Nello Fabbri. A 40" sgomitavano la "pelata" di Luciano Maggini, Nino Assirelli, Arrigo Padovan e Primo Volpi, il nonno della carovana dopo il ritiro di Bartali dalle gare. A un minuto e mezzo il gruppo. Fu allora che iniziò il volo dell’Airone. Prima si misero in scia "Pipaza" Minardi e il neo professionista Aldo Moser da Palù di Giovo. Minardi smise di volare quasi subito e il "bocia" resistette un po’ di più ma poi capì che non conveniva insistere.

Il "Cit" aveva superato "Bomba " Zampieri, stremato, ma, a due terzi della salita, fu raggiunto e lasciato da un Coppi in giornata di grande vena. Dietro l’Airone, la "Checca" ansimava e riscopriva antichi piaceri. Su di essa trepidavano Tragella e Pinella "Pinza d’oro" De Grandi, in piedi, mezzo dentro e mezzo fuori, con in mano due ruote pronte alla bisogna. La sensazione era quella della grande impresa.

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In vetta alla Bocchetta, Fausto aveva più di un minuto su Defilippis, un minuto e mezzo sul "bocia" Moser che era stato raggiunto dal "romanino" Bruno Monti, tutti gli altri accusavano distacchi superiori ai due minuti. La picchiata sul traguardo di Pontedecimo non fece che dilatare i valori in campo. Coppi giunse solo, senza staccare le mani dal manubrio, con un sorriso tra il soddisfatto e il beffardo. Dopo due minuti Bruno Monti, a due minuti e mezzo Aldo Moser, a quattro e mezzo uno stremato Defilippis, a quasi cinque minuti Emilio Ciolli con Angelo Conterno, Cleto Maule e Luciano Maggini, a poco più di cinque minuti un Riccardo Filippi raggiante per la vittoria del suo caposquadra. A quasi cinque minuti e mezzo Angelo Coletto regolò in volata i resti del plotone.

Con questa vittoria Coppi si era praticamente aggiudicato la quarta maglia tricolore della carriera.

Emilio De Martini scrisse: "Dal momento in cui Coppi riuscì a liberarsi di ogni avversario ed a lanciarsi solo verso il traguardo, solo come una volta, invitto dominatore di avversari e di eventi, cominciò la danza appassionata della immensa folla che ha seguito con rinnovata passione il Giro dell’Appennino. Pareva di essere ritornati ai bei tempi di quando appunto Fausto dominava dall’alto della sua classe e la gente non vedeva che lui, lui il grande rivale di Bartali, l’altro nostro grande campione pure amato dalla folla. I tifosi di un corridore o dell’altro fra i vari giovani che promettono molto, si affannano a scoprire coloro che dovranno sostituire questi nostri due assi. Si è visto oggi – anche se qualche giovane ha confermato la sua classe – che i sostituti di Coppi e di Bartali non ci sono ancora."

Nostalgico e realista appare oggi il commento di De Martino ma, dopo l’exploit di Coppi sulla Bocchetta, suonarono le grancasse: "Ora Coppi correrà la Tre Valli, quindi affronterà Messina al Vigorelli nell’inseguimento, infine parteciperà al Giro di Lombardia e al Trofeo Baracchi".

Fausto corse e vinse la "Tre Valli", ultima prova del Campionato Italiano, eccezionalmente corsa, quell’anno, a cronometro. Indossò la quarta maglia tricolore. Fu battuto al Vigorelli da un Guido Messina più giovane e più specialista di lui. Indossò la maglia tricolore in un anonimo Giro di Lombardia, vinto in volata dal giovane Anacleto "Cleto" Maule da Gambellara, davanti a Fred De Bruyne ed Angelo Conterno. Vinse in coppia con Riccardo Filippi il Trofeo Baracchi a cronometro. Non ci furono però altri "voli".

L’ultimo volo dell’Airone restò quello del 18 settembre 1955, spiccato sulle rampe della Bocchetta e concluso, planando, sul traguardo di Pontedecimo.

 

13 marzo 2009