Coppi e Ulisse

 

Da quando mia moglie ed io siamo in pensione abbiamo preso l’abitudine di cenare alle 19. Dicono tutti che sia salutare cenare presto e forse è vero, ad ogni modo la cosa ci consente di avere una serata più lunga anche se poi, per la verità, non ci corichiamo mai tardi.

Questo fatto ci ha abituato ad accendere la tivù e ascoltare, più che vedere, quei programmi di quiz tipici di quell’ora. Qualche sera fa mi ha colpito una domanda: "Un certo Davino di Grumo Nevano, falegname, con un suo nobile gesto ha favorito un famoso personaggio, quale?" Le possibili risposte erano quattro: Puccini, Coppi, Marconi e Silvana Mangano.

"Non so la risposta. – ho detto a mia moglie – Però sicuramente escludo Coppi."

Un fatto del genere avrei dovuto conoscerlo. Al massimo, la domanda avrebbe potuto avere qualche attinenza con la fine della guerra e la prima bici da corsa utilizzata da Fausto dopo la liberazione, però sapevo da sempre che quella famosissima bici era una "Nulli".

Invece, la risposta esatta era proprio "Coppi" e, secondo gli autori, questo Davino, falegname di Grumo Nevano, avrebbe regalato a Coppi la sua bici per permettergli di tornare alle corse.

Appena terminata la cena, senza nemmeno aspettare il caffè, mi sono attaccato a "internet" per saperne di più. Ho scoperto che Grumo Nevano è un paese vicino a Frattamaggiore, che una sua frazione si chiama D’Avino ma non riuscivo a trovare questo Davino senza apostrofo, Finalmente, su "Corriere della Sera.it" ho trovato un articolo di Fabio Monti in data 2 gennaio 2010: "Le cadute e le risalite di Fausto fuoriclasse anche nelle difficoltà".

Nell’articolo si racconta che, dopo la prigionia in Africa, Fausto arrivò a Napoli e venne poi mandato a Caserta come autista. Voleva tornare a correre e si presentò al giornalista Gino Palumbo, il quale lanciò un appello sul suo giornale: "Date una bicicletta a Fausto Coppi". Risposero in tre e fu scelta la bici offerta da questo falegname di Grumo Nevano.

Sono rimasto di stucco. Ma come? Sapevo da sempre che la prima bici da corsa avuta da Coppi dopo la liberazione era stata una "Nulli". Ricordavo di avere letto dell’interessamento di Palumbo e poi di Osvaldo Ferrari del "Corriere dello Sport" che mise in contatto Coppi con l’artigiano Edmondo Nulli di Roma. Nulli diede a Coppi una sua bici, una sua maglia arancione con tanto di scritta e, forse, anche qualche soldino.

Fausto staccò la licenza per la Società Sportiva Lazio e ricominciò a gareggiare in quei circuiti organizzati per lo più dagli stessi corridori che cercavano almeno di recuperare i quattrini per comprare i tubolari che, allora, si trovavano solo alla borsa nera.

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Fausto rientrò a Castellania per tornare quasi subito a Roma portando con sè anche il fratello Serse. Anche Serse fu tesserato per la Lazio e, insieme, parteciparono a riunioni e circuiti fino al rientro in Piemonte.

Ci sono diverse foto di Fausto in maglia "Nulli" e di Serse che vestiva la maglia rosa che il fratello maggiore si era guadagnato vincendo il Giro del ’40. Su quella maglia rosa spiccava lo scudetto della Lazio cucito al centro del petto, laddove prima campeggiava il fascio littorio.

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Sul numero 1, anno primo, di "Ciclismo Italiano" del 1° maggio 1946, in copertina, è proposto un primo piano di Coppi chiaramente in maglia "Nulli" anche se ormai ha già vinto la Sanremo con la maglia della Bianchi.

Ma allora? Come sono andate veramente le cose? Davino o Nulli? Oppure entrambi? E, magari, le bici sono state due?

Questo fatto, questa doppia versione dei fatti, mi ha fatto venire in mente un accostamento con un grande personaggio: Ulisse. La versione omerica racconta di Ulisse che torna ad Itaca, viene riconosciuto dal cane Argo, riesce a piegare l’arco e sistema per benino i Proci. L’altra versione, sposata da Dante, porta Ulisse per sete di sapere oltre le colonne d’Ercole e "… e la prora ire in giù, com’altrui piacque, infin che ‘l mar fu sopra noi richiuso".

Coppi e Ulisse: miti e leggende.

 

25 gennaio 2010