Mahé e il pasticciaccio della Roubaix

 

All’età di quasi novantuno anni è morto Andrè Mahé, discreto ciclista francese negli anni ’40 e ’50. Non era un campione ma un corridore coriaceo e combattivo. Poche furono le sue vittorie se escludiamo alcuni circuiti. Riuscì comunque ad aggiudicarsi una Parigi-Tours e salì agli onori delle cronache, suo malgrado, per quello che fu definito il "pasticciaccio della Roubaix del 1949".

Cosa successe quel diciassette aprile di tanti anni fa? Il fatto si verificò al termine della Parigi-Roubaix. La gara era stata come al solito combattutissima da ciclisti infangati e con il viso sporco di polvere di carbone. Nel finale si era formato un terzetto di fuggitivi, i francesi Mahé e Moujica e il belga Leenen. A circa mezzo minuto inseguivano sette uomini tra i quali Serse Coppi, ad una manciata di secondi il gruppetto dei migliori con Fausto. In prossimità del mitico velodromo di Roubaix, per un errore dei poliziotti di servizio, i tre di testa vennero indirizzati verso l’ingresso posteriore dello stasio. Mahè e i suoi due compagni di fuga, accortisi dell’errore, scavalcarono la recinzione con le biciclette in spalla, entrarono in qualche modo sulla pista, percorsero solo mezzo giro invece del giro e mezzo regolamentare e disputarono la volata. Primo Mahé, secondo Leenen e terzo Moujica che aveva rotto una pedivella. Immediatamente dopo giungevano i sette inseguitori che avevano seguito il percorso regolare. Serse Coppi si impose con facilità. Poi, dopo pochi secondi, giunse il gruppo degli assi.

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La giuria dichiarò vincitore Mahè, secondo Leenen, terzo Serse. Ci fu maretta sul prato e in tribuna. Zambrini, direttore sportivo della Bianchi, presentò subito reclamo. Dopo più di un’ora arrivò la rettifica: Mahè, Leenen e Moujica erano squalificati per non avere compiuto interamente il percorso di gara, quindi Serse Coppi aveva vinto la Parigi-Roubaix. Pianse di gioia Serse, abbracciato da Fausto che sprizzava gioia da tutti i pori come se avesse vinto lui, anzi di più.

La gioia del fratello allegro di Fausto durò cinque o sei giorni. Mahé aveva presentato un controreclamo e la Federazione Ciclistica Francese, presieduta da Joinard, che era anche presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale (a quei tempi il ciclismo era … francese), ridiede la vittoria a Mahè, secondo Leenen, terzo Serse Coppi. Questo ordine d’arrivo, dopo quattro giorni, venne ancora modificato dalla federazione francese: primo Mahè, secondo Leenen, terzo Moujica, quarto Martin, quinto Serse Coppi. Come fosse capitato in quarta posizione Martin era un vero mistero in quanto quel corridore era arrivato ultimo nel drappello regolato in volata da Serse.

La storia era davvero finita? Neanche per sogno. Nel frattempo Fausto aveva vinto tutto quanto c’era da vincere ad eccezione del mondiale su strada disputato su una "ignobile aia", come venne definito il percorso iridato da Gianni Brera. A novembre, alla riunione dell’U.C.I. per la stesura del calendario del 1950, venne riesaminato il caso Roubaix. Era presente anche Adriano Rodoni, presidentissimo dell’Italia delle due ruote, che nel frattempo, grazie anche alle vittorie di Fausto, era riuscita ad acquisire maggior voce in capitolo. Si giunse così ad una decisione da Ponzio Pilato: Mahè e Serse Coppi vennero considerati primi ex-aequo.

Jacques Goddet, patron del Tour, osservò che la decisione era la più logica anche se occorreva evitare che potesse diventare un pericoloso precedente per il futuro del ciclismo. Il che equivaleva a dire che la decisione era sbagliata.

Alcuni anni dopo, nel 1953, una segnalazione errata di un vigile fece perdere un Lombardia a Fiorenzo Magni. La vittoria andò al carneade Bruno Landi. Magni si incavolò a morte con Torriani ma l’ordine d’arrivo non cambiò.

 

21 ottobre 2010