Bartali contro il cronometro

 

Certamente non si può dire che Gino Bartali sia stato un corridore adatto alle corse a cronometro. Il suo fisico, la sua irruenza, il suo istinto battagliero e soprattutto la sua "pedalata da arrotino", come è stata meravigliosamente definita da Brera, non lo hanno aiutato ad essere uno specialista contro il cronometro. Anzi, Gino contro il cronometro lo era ma "contro" nel senso di "contrario".

Mi pare di sentirlo argomentare con il suo vocione cavernoso: "No, le corse a cronometro ‘un mi garbano punto. Te, tu ‘un vedi l’avversario, ‘un sai mia come sta pedalando, ‘un ti sai regolare. Se ‘nvece l’è lì di fianco a te, vedi se c’ha l’occhio vispo o spento, vedi se pedala rotondo o se l’è ‘mbastito. Se c’è lì vicino ‘l Coppi gli guardo la gamba e se lu’ c’ha la vena ‘ngrossata provo a dargli ‘n colpetto e vedo che succede".

Già agli inizi di carriera Gino diede l’idea di non essere un grande cronomen. Agli inzi dominavano Archambaud, Olmo e Guerra. Nel 1936, Bartali vinse il Giro a ventidue anni di età ma fu Gepìn Olmo a dominare le due tappe a cronometro. Anche nella Rieti-Terminillo, venti chilometri contro il tempo in salita, Gino fu terzo a una ventina di secondi da Olmo. Nel 1937, però, Gino si vendicò. Vinse la cronosquadre Viareggio-Marina di Massa ben spalleggiato dal compagno di squadra Raffaele di Paco in grande spolvero. Qualche giorno dopo vinse la Rieti-Terminillo a cronometro individuale rifilando quarantuno secondi a Mealli e Valetti, Strappò così a Valetti quella maglia rosa che avrebbe portato poi fino a Milano. Quella vittoria nella Rieti-Terminillo del 1937 è rimasta l’unica vittoria di Bartali in una corsa a cronometro individuale. Ci riprovò nel 1939, sempre sulle rampe del Terminillo, ma Giovanni Valetti fece meglio di lui di ventuno secondi.

Nemmeno al Tour, la corsa più adatta a lui, riuscì a vincere però è doveroso ricordare che al Giro di Francia del 1949, nella penultima tappa, una cronometro massacrante da Colmar a Nancy per 137 km fu secondo dietro uno stratosferico Coppi. Sette minuti fu il suo ritardo dal grande Fausto ma gli altri erano tutti dietro e Gino aveva trentacinque anni. Indubbiamente le difficoltà e i percorsi lunghissimi eccitavano lo spirito battagliero del campione fiorentino.

L’idiosincrasia di Bartali per le cronometro si limitava alle prove individuali. Nelle prove a coppie, invece, diventava un vero specialista. Forse la sua grinta aumentava per il fatto di potere contare su un compagno di … sventura.

Già al primo anno di professionismo partecipò al Giro della Provincia di Milano, classica gara a cronometro a coppie nata nel lontano 1917. Generalmente si correva in chiusura di stagione sul percorso: Milano - Lodi – Casalpusterlengo – Codogno – Ospedaletto Lodigiano – Sant’Angelo Lodigiano – Melegnano – Milano (Vigorelli). Erano circa 120 chilometri interamente pianeggianti con qualche cavalcavia giusto per stuzzicare le doti di scalatore del giovane Gino. Accoppiato a Martano, suo caposquadra alla Frejus, giunse terzo a quasi cinque minuti dai vincitori, gli specialisti Guerra e Battesimi che "volarono" sul percorso a quarantadue di media.

Passato dalla Frejus alla Legnano, ci riprovò l’anno successivo. Accoppiato al grande Learco Guerra, vinse a mani basse, infliggendo quasi sei minuti alla coppia Bergamaschi-Cazzulani e otto minuti e mezzo agli specialisti Olmo-Piemontesi.

Nel 1937, accoppiato a Pierino Favalli, traccagnotto passista veloce cremonese, giunse secondo a due minuti e mezzo dalla coppia vincitrice, formata dal talentuoso e bizzarro Aldo Bini, il "Duca di Montemurlo", e dal francese Maurice Archambaud. Il francese, tre giorni dopo, stabilì al Vigorelli il nuovo primato dell’ora.

Favalli divenne poi il partner ideale per Bartali e la coppia così formata durò fino al 1943.

Nel 1938 Bartali e Favalli vinsero a quarantadue e mezzo di media distaccando di 1’ 13" Cazzulani e Secondo Magni, terzi Ricci e Saponeti a oltre sette minuti.

Nel 1939, dopo la vittoria di Valetti su Bartali al Giro d’Italia, fu corso anche il Giro della Provincia di Torino, cronometro a coppie di sessanta chilometri. Si corse alla fine di ottobre e la coppia Valetti-Cinelli si impose a quarantuno di media sulla coppia Bartali-Favalli, distaccata di un minuto e mezzo. A sette secondi, si piazzò terza una strana coppia, quella formata dal giovanissimo Fausto Coppi e dal pistard Severino Rigoni.

La vittoria di Giovanni Valetti su Gino Bartali infiammò l’interesse dei tifosi per una rivalità che pareva essere solo all’inizio. Il 12 novembre ci fu la rivincita al Giro della Provincia di Milano. Su un percorso di centoventi chilometri percorsi a quarantuno di media, Bartali e Favalli strapazzarono Valetti e Cinelli infliggendo loro quasi tre minuti di distacco. Coppi, ancora in coppia con Rigoni, conquistò un significativo terzo posto.

Il 1940 vide ancora Bartali e Favalli stabilire il miglior tempo distaccando di mezzo minuto due dilettanti di belle speranze, Fiorenzo Magni e Vito Ortelli. Magni e Ortelli, più adatti alle prove su pista, prevalsero sul parquet del Vigorelli e si aggiudicarono la combinata. Fausto Coppi, accoppiato a Mariolino Ricci, fu vittima di una caduta in partenza e di un cambio ruota: quinto a sei minuti e mezzo.

Nel 1941, assente Bartali, la coppia della Legnano Coppi-Ricci vinse con oltre due minuti di vantaggio su Fiorenzo Magni e Adolfo Leoni in maglia Bianchi.

Nel 1942, Bartali e Favalli tornarono alla vittoria per l’inezia di tre secondi su Coppi, accoppiato al piemontese Mario De Benedetti.

Si era in piena guerra e l’ 11 luglio 1943 si corse quello che sarebbe stato l’ultimo Giro della Provincia di Milano su un percorso di 112 chilometri inedito: Milano-Pavia-Magenta-Legnano-Rho-Milano. Assente Coppi, sotto le armi, si imposero Fiorenzo Magni e Glauco Servadei con mezzo minuto di vantaggio su Bartali, vittima di una foratura, e Pierino Favalli.

Finalmente la guerra finì e, nel 1949 il Trofeo Baracchi prese il posto in tutto e per tutto del Gran Premio Città di Milano. La prima vittoria andò a Fiorenzo Magni e Adolfo Grosso davanti a Bevilacqua-De Santi su un percorso disegnato nella bergamasca. Né Bartali né Coppi erano presenti.

Della gara dal 1950 racconteremo dopo. Il 1° novembre del 1951 si impose ancora Fiorenzo Magni in coppia con "Pipaza" Minardi, secondi, a 1’ 40", Bartali-Kubler, terzi Petrucci-Martini, quarti Coppi-Van Est. Quella fu l’unica occasione in cui Gino indossò la maglia iridata perché accoppiato a Kubler, campione del mondo. Da bartaliano accanito guardai e riguardai le foto di Gino con quella maglia: era bellissimo!

Il 1° novembre 1952 si registrò quella che sarebbe stata l’ultima partecipazione al "Baracchi" da parte di Bartali. Il trentottenne toscanaccio vestiva una meravigliosa maglia tricolore e prese il via in copia con il fidatissimo Giovannino Corrieri. Aveva qualche problema fisico quel giorno e si piazzò settimo, in una classifica cortissima, a due minuti e mezzo dai vincitori, Giancarlo Astrua e Nino Defilippis.

Ho lasciato volutamente per ultimo il "Baracchi" 1950 perché ritengo che proprio in quella edizione si sia potuto vedere il miglior Bartali cronomen di tutta la sua carriera.

Il "Baracchi" 1950 fu vinto da Magni-Bevilacqua con 1’ 42" sulla coppia formata dai fratelli Coppi e con 2 12" sui ramarri Albani-Salimbeni. Ma, allora, dove è questa impresa di Bartali? Vediamo come sono andate le cose. Bartali era in coppia con Giovannino Corrieri. Non ricordo se per un disguido ferroviario o per un problema dell’ammiraglia, il luogotenente storico di Ginettaccio restò senza bicicletta. Senza riscaldamento e in affanno, i due riuscirono a prendere il via grazie ad un ragazzo del posto che prestò la sua bici a Corrieri.

S097F.jpg (186133 byte)

Con quella bici piccolissima, assolutamente inadatta alle misure di Corrieri, i due percorsero una trentina di chilometri poi un guasto meccanico costrinse Giovannino al ritiro. A quel punto, qualsiasi altro corridore sarebbe salito in macchina e tornato a Bergamo. Qualsiasi corridore ma non Gino Bartali. Punto sul vivo, pur consapevole di non poter essere classificato, continuò a correre e disputò la più grande gara a cronometro individuale della sua carriera. Il tempo fatto registrare, ancorché inutile per la classifica, fu di soli 3’ 07" superiore a quello dei vincitori, due grandi passisti come Magni e Bevilacqua. Quel tempo l’avrebbe classificato al terzo posto davanti alle coppie Koblet-Brun, Ortelli-Pezzi, Bernardi-Pontisso, Maggini-Astrua.

Ma ci fu chi, per curiosità, fece il rilevamento del tempo perso da Gino: Bartali e Corrieri partirono con 1’ 28" di ritardo per via della bici prestata a Corrieri, poi Gino perse 1’ 43" al momento del guasto della bici del compagno. Morale: 1’28" + 1’ 43" = 3’ 11". Quindi, Ginettaccio, da solo, avrebbe battuto Magni e Bevilacqua di quattro secondi: una impresa da eccezionale cromomen! Solo contro tutti e … contro il cronometro.

 

10 febbraio 2011