"Milano vince a Napoli" (16 maggio 1953)

 

Marco Pastonesi ha raccontato in modo perfetto e completo su una pagina della "Gazzetta" chi era Ettore Milano. Aggiungere qualcosa diventa quasi impossibile però ci provo dopo avere scavato nella memoria ed essere andato a scartabellare tra vecchi documenti.

Che Milano, alessandrino classe 1925, fosse nato ciclisticamente nella scuderia di Biagio Cavanna, il massaggiatore cieco, e ne abbia sposato la figlia penso sia noto a tutti.

Ettore si dimostrò fin da dilettante un ottimo passista. Nel 1947, con la maglia della Siof di Pozzolo Formigaro, la formazione allestita da Cavanna, si impose nella Coppa Italia, una specie di campionato italaiano a cronometro a squadre. I suoi tre compagni erano Carrea, Giacchero e Fossati. L’anno dopo ripetè l’impresa, sempre in maglia Siof, con Carrea, Giacchero e Parodi. Dal 1949, assieme all’inseparabile Andrea "Sandrino" Carrea, divenne uno degli angeli custodi di Coppi, quello più paziente, quello che ne sopportava gli umori, quello che più ascoltava e si faceva ascoltare dal grande Fausto. Ettore era sempre con Fausto, a casa, in allenamento, in albergo, in corsa, in pianura, in salita no. In salita c’era Sandrino, carattere diverso, caratteristiche diverse. Si racconta che Sandrino, ottimo scalatore, avesse un accordo segreto con Coppi. Quando Coppi diceva: "Sandrino, rallenta!" doveva aumentare e viceversa.

Si dice che Milano abbia vinto una sola corsa in carriera, la quinta tappa del Giro 1953. Non è proprio vero. Almeno due sono le vittorie con la Bianchi in altrettante cronosquadre. Una di queste fu proprio al Giro del 1953. Si correva sulla pista dell’autodromo di Modena a velocità vertiginose. A quarantotto di media si imposero gli aquilotti biancocelesti con un solo secondo di vantaggio sulla Ganna di Fiorenzo Magni a pari tempo con la Legnano di "Pipaza" Minardi e Giorgio Albani. In quattro giunsero assieme sulla linea del traguardo: Fausto Coppi, Ettore Milano, Stefano Gaggero e Michele Gismondi. Si erano staccati, dopo avere dato tutto Sandrino Carrea, Fiorenzo Crippa e Donatone Piazza.

E le altre vittorie? Milano vinse in corse minori, in quei circuiti che i professionisti correvano per arrotondare lo stipendio. In quei circuiti c’era sempre perché Fausto lo voleva. Nel 1953 vinse una corsa a punti a Cremona, nel 1955 una corsa dietro derny a Nizza Monferrato, nel 1956 un circuito a Vallorbe ed un altro ad Asti.

Certamente la vittoria, la vittoria "vera", resta quella della quinta tappa del Giro, la Roccaraso-Napoli del 16 maggio 1953.

Ricordo abbastanza bene quel pomeriggio. Frequentavo la quinta elementare e, a quei tempi, per passare alle medie bisognava superare l’esame di ammissione, per preparare il quale dicevano tutti occorresse prendere qualche lezione privata. Non ho mai capito se fosse una reale necessità dei ragazzi oppure un’opportunità per gli insegnanti di arrotondare i miseri stipendi. Fatto sta che il mio insegnante di quinta mi consigliò di andare a ripetizione da un insegnante suo amico. Con qualche sacrificio economico dei miei genitori in quel mese di maggio andai a ripetizione. Una sera, tornando a casa da una di queste lezioni, fui colpito dal titolo di un giornale della sera esposto all’esterno di una edicola. Non ricordo se fosse "La notte" o "Il corriere d’informazione" ma il titolo era "Milano vince a Napoli". A parte il gioco di parole, la cosa mi colpì perché sapevo benissimo che Ettore era uno di quei gregari fedeli che non vincono mai.

E’ passato quasi mezzo secolo ma quel titolo mi è rimasto in mente. Mi ricordavo di una fuga di alcuni corridori, del secondo posto di Angelo Conterno, del terzo di un olandese ma nient’altro. La cosa mi ha stimolato ad andare a cercare qualche documento dell’epoca e mi sono meravigliato di come la cosa fosse passata quasi inosservata. Ma come? Un corridore dello stampo di Ettore Milano vince una tappa e la cosa non interessa a nessuno? Si parlava abbondantemente del duello Coppi-Koblet, della promessa Fornara, delle "mattate" di Ferdy "Nasone" Kubler, dell’eterna giovinezza di Bartali e di Milano niente? Ho trovato addirittura una foto in cui Bartali batte Coppi in una inutilissima volata del gruppo. Avevo anche covato l’idea di andare in emeroteca per consultare le vecchie annate della "Gazzetta". Poi, quasi per caso, ho trovato un paio di documenti che mi hanno riportato a quel giorno. Due foto di pessima qualità e poche righe di commento su "Sport illustrato" mi hanno confermato che al secondo posto si era piazzato Conterno. L’olandese piazzatosi terzo era Roks e uno degli otto fuggitivi era Walter Serena. La prima foto mostra la volata sulla pista dell’Arenaccia. Milano si impone nettamente e, osservando la foto, si capisce come fosse lì quasi per caso. Conterno, infatti, più smaliziato di lui in volata e, per caratteristiche naturali, più "capitano" si era alleggerito, eliminando cappellino e borraccia. Ettore, mentalmente "gregario", aveva ancora il cappellino in testa e due borracce nelle gabbiette. La seconda foto, bellissima malgrado la pessima qualità, lo ritrae con i fiori durante il giro d’onore.

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L’altro documento, che mi piace riprodurre integralmente, è un brano tratto da una specie di diario di corsa che Attilio Camoriano teneva sul settimanale "Lo sport" diretto da Emilio De Martino.

 

 

Napoli.

Fuga di una pattuglia di otto uomini a un tiro di schioppo dal traguardo e vittoria di Milano, gregario in festa nel suo giorno di vittoria.

"Per poco, Ettore, non fai un colpo doppio: vittoria di tappa e maglia rosa; roba che quando lo sa Coppi ti passa i suoi gradi di capitano".

"Non scherzare. Però mi sarebbe piaciuto vestirmi di rosa, anche per un giorno soltanto. Pensa: Milano in maglia rosa!".

Roba da scoppiare per la gioia.

Si commuove Milano, ma dura poco la sua commozione: " E’ il capo, è Coppi che deve vestirsi di rosa; io sono qui soltanto per aiutare la corsa del capo …".

 

27 ottobre 2011